-
Driin, driin, driin - ”… ma chi può essere a quest’ora, si chiedeva Gino che si
era addormentato davanti al televisore?
Chi è?
… ah, sei tu? come mai …, non è da te
chiamare così tardi!
Era un
sabato sera, quasi le undici ed era Paolo che chiamava. Poveretto da quando
l’ictus lo aveva azzoppato, la salute, quell’uomo, lo aveva proprio
abbandonato. Ne era una conferma pure la sua vescica per la quale soffriva da più
di un anno.
Gli
avevano trovato un cancro, così dicevano i medici. Lui, per questo avrebbe
voluto andare sotto i ferri subito, ma come poteva, se nell’ospedale lo avevano
messo in lista d’attesa per la fine dell’anno venturo ?
A dire vero,
il primario con lui era stato onesto. Gli aveva proposto, se avesse pagato di
tasca sua, che lo avrebbero operato subito.
“Luigi, sono Paolo, passami mia sorella, è da tante
ore che non ce la faccio a fare la pipì …”
Maria
la moglie di Luigi, quella sera coricata
da parecchio, sentito nel sonno il telefono, subito aveva compreso che era
successo qualc’osa di brutto..
“ Se
non ce le fai ad orinare da così tanto, si deve chiamare subito il medico – furono
le sue prime parole. – Certamente non servirà il primario, ma almeno dobbiamo chiamare quel giovane medico che più volte ti ha visitato e che è pure lui
tanto bravo.”
Detto e fatto. Un’ora
dopo un infermiere che lavorava con quel giovane medico, anche se l’ora era
tarda, s’era recato a casa di Paolo che finalmente con un catetere ben infilato
nel pene aveva potuto svuotare la sua vescica.
Quel
tubicino fu davvero una benedizione, anche se per Paolo solo il pensiero
che avrebbe dovuto tenerlo per un lungo periodo lo angosciava. Un vero
tormento, senza poi parlare dei trenta euro che aveva dovuto uscire per pagare quell'infermiere.
“Lunedì,
come mi diceva prima il medico al
telefono, ti porterò nel suo ambulatorio e sono sicura, per come sei ridotto, che capirà pure lui che ora devono operarti subito, non possono più aspettare... - così gridava Maria appena uscito l’infermiere”. -
E così
andarono le cose. Venuto il lunedì, Paolo lo portarono da quel medico. A
vederlo, poveretto, zoppicare e con quella sacca che gli penzolava dai
pantaloni, faceva proprio pena.
“ Signora, le condizioni
di suo fratello non sono tanto gravi da obbligarci ad operarlo con urgenza, sentenzio,
subito quel medico dopo averlo visitato. Come vede, per ora, seppure con il
catetere, può mingere lo stesso. Lo so che per lui è un tormento, ma
purtroppo...
Si si, ci i sarebbe una soluzione ... Nella clinica dove lavoro quando
non sono in ospedale, per operarsi, a differenza dei dodici mila euro che vi ha
chiesto il mio primario, bastano settemila e, vi garantisco che siamo bravi
anche noi”
“Sette mila euro, un buon prezzo signor dottore, io la ringrazio, ma mio
fratello non possiede neppure quelli - fu
immediata la risposta di Maria.”
“Allora signora, con suo fratello dobbiamo proseguire come già le ho
suggerito, anche se comprendo che per lui, per quel catetere che deve
mantenere, sarà un sacrificio. Ma
speriamo che il tempo scorra via al più presto. Solo una raccomandazione: se
compare sangue nella pipì, dovete portarlo urgentemente in ospedale.”
Il tempo intanto, piano piano, per Paolo, in quel calvario, passava
abbastanza spedito. Era giunto dicembre e anche se le giornate erano uggiose,
lui, trovava conforto perdendosi tra i colori del presepe e dell’albero di
Natale che per la festa della Madonna sua moglie aveva già ben allestito.
Tutto cambiò quel giorno che alzando gli occhi da quelle piccole distrazioni, guardando quella
sacca dove si depositava la sua urina, Paolo, si accorse che era zeppa di
sangue.
Non si poteva attendere un istante e così in un battere di ciglia finì in
ospedale. Di fronte a quel sangue, che avrebbe spaventato anche i più
coraggiosi, finalmente il povero Paolo, denaro o meno, doveva essere operato.
Peccato, che una volta aperto il suo addome, quei medici che lo stavano operando si resero conto che il cancro, come la gramigna, si era diffuso
fino alle budella.
Che tristezza per la sua gente, doversi rassegnare che ormai Paolo aveva i
giorni contati, ma peggio ancora sapendo che chi non ha denaro per potersi
curare è costretto a morire. E in quella angoscia singhiozzando Maria si
chiedeva: “chissà se la medicina è una scienza che l’uomo si è inventato per
ridurre la sofferenza? “
“Non credo,” le avrebbe risposto il
povero Paolo se avesse potuto ascoltarla e risponderle.
di Nello Malisano